Breve storia dell’attività forense in Italia

Il mestiere di avvocato è noto fin dall’antichità e già nel Medioevo era una professione molto praticata. Gli uomini di legge erano rispettati e avevano, come oggi, grandi responsabilità.

Numerosi sono i documenti, i trattati, che raccontano le gesta, gli usi e i costumi e i casi risolti degli avvocati nella storia, anche nell’Ottocento.

Noi ci soffermeremo su periodi più recenti e, in questo articolo, ti presenteremo pure i grandi nomi del Diritto e della Legge italiana.

Chissà che tu possa ritrovarti in una di queste figure e, magari, trovare spunto e nuova energia per il tuo l’avoro quotidiano.

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Riforme e regolamentazione da conoscere

Partiamo dagli albori moderni della legislazione italiana e, una delle prime leggi a regolare la professione forense fu quella del 25 marzo 1926, la numero 453.

Con questa si distinguevano la figura dell’avvocato da quella di procuratore e prevedeva l’indispensabile iscrizione all’albo professionale quale requisito per l’esercizio forense. Negli anni ’30 poi, l’intera disciplina normativa fu raccolta in regi decreti, tra questi citiamo il numero 1578 del 27 novembre 1933, il numero 37 che contiene elementi chiave relativi all’esame di abilitazione del 22 gennaio 1934.

Facendo poi un salto consistente di diversi anni, giungiamo ai decreti rinnovati, cioè a quelli risalenti al 2000. In particolare nel 2008 venne depositato un disegno di legge al Senato Italiano, approvato poi nel 2010 dalla Commissione di Giustizia.

Poi, dopo essere passato anche alla Camera, ma con modifiche, venne approvato nel 2012 e deposto definitivamente come legge numero 247 del 31 dicembre 2012. In generale, puoi notare come le normative che regolano, soprattutto l’ingresso nel mondo del lavoro in veste di avvocato, siano sempre più o meno le stesse da tantissimi anni.

Il mestiere di avvocato è antichissimo e anche le sue normative e le regole etiche non sono poi molto variate durante gli anni.

Figura dell’avvocato in Italia: obblighi e capacità

Vediamo ora gli obblighi e le capacità necessarie allo svolgimento della professione forense.

Il mestiere dell’avvocato ha tutte le caratteristiche di un lavoro autonomo ed esercizio di una vera e propria professione di tipo intellettuale. Ciò ne consegue che, nonostante il fatturato, il numero dei dipendenti e collaboratori, il mestiere forense non è un lavoro d’impresa.

Quindi, punto importante da conoscere, l’avvocato non è soggetto a fallimento, ma ancora più fondamentale è sapere e, avere sempre bene in mente, che il lavoro forense va svolto con la massima diligenza. Non solo, oltre a questo egli non può rispondere di un eventuale processo perso e del non raggiungimento in aula del risultato sperato.

L’avvocato è un vero assistente personale del cittadino e, salvo alcuni casi da risolversi davanti al giudice di pace, la sua presenza è d’obbligo. Il professionista può essere anche d’ufficio, ma, come nei procedimenti di tipo penale, deve presenziare l’assistito in aula e fuori da questa.

Ovviamente, il difensore d’ufficio ha gli stessi diritti e doveri di un avvocato liberamente interpellato. Tra alcuni di questi doveri e possibilità lavorative c’è anche, munito dell’apposita procura, effettuare modifiche ad atti in materia stragiudiziale e civile di persona o a mezzo postale.

Un altro punto interessante riguarda le investigazioni: l’avvocato infatti può svolgerne per il proprio assistito, sempre nei limiti imposti dalla legge, in prima persona o ingaggiando un autentico investigatore privato.

L’avvocato poi, può anche essere soggetto a sanzioni disciplinari inflitte dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati presso il quale è iscritto. Il professionista è soggetto a vigilanza e anche per questo è bene svolga sempre al meglio la sua attività. In particolare è tenuto al rispetto di obblighi e doveri e anche al segreto professionale.

Questo punto non è così scontato in quanto sono, ahimè, molti i professionisti forensi richiamati dall’Ordine per non averlo rispettato. L’avvocato, non può essere obbligato a proferire parola su ciò che gli è stato confidato in ragione d’aufficio dall’assistito.

Secondo infatti l’articolo 334 bis c.p.p., l’avvocato viene esonerato dall’obbligo di denuncia di reati appresi durante lo svolgimento della sua professione. Ovviamente si è protetti e difesi, per questo esiste anche l’articolo 103 c.p.p. a riguardo e che prende in esame anche le possibili perquisizioni al professionista.

Queste sono infatti consentite solo quando il legale risulta anche imputato.

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Gli avvocati della storia italiana

Partiamo dagli albori parlando di Ulpiano, giurista romano citato anche da Teodosio II e Valentiniano III. Specificatamente nella Legge delle Citazioni, i due autori affermano che i giudici dovevano attenersi scrupolosamente alle regole di Ulpiano.

Lidia Poet invece, una donna innovativa e laureatasi nel 1881, diede anch’essa un contributo consistente al diritto legislativo italiano. Infatti fu la prima donna a chiedere l’iscrizione all’albo forense, di Torino, non senza stupore dei più e, in particolare, era il Procuratore del Re a non essere d’accordo.

Ma non essendoci alcuna legge che le impediva l’esercizio, ma la cosa non finì così bene. Infatti la Corte d’Appello le impedì di frequentare le aule di tribunale: il Procuratore affermava che qualora avesse fatto vincere la causa all’assistito, si potevano insinuare dubbi su favoritismi e favori sessuali della stessa Poet.

Questa però continuò a lavorare al fianco del fratello, che già aveva un ben avviato studio legale in città e anche i riconoscimento non mancarono.

Il più importante riguarda la nomina come vice presidente della sezione di diritto del Segretariato del Congresso Penitenziario Internazionale. Infine, riuscì all’età di 65 anni a indossare la toga in aula grazie alla legge Sacchi del 1919. Con questa si liberalizzavano alcune professioni alle donne, compresa la pratica forense e un’altra collega che visse le stesse privazioni prima della legge fu Teresa Labriola.

Citiamo ora Piero Calamandrei, professore di Procedura Civile all’Università di Messina, Siena e Modena e considerato il papà del Codice Civile. Nel pieno degli anni 40 si afferma un’altra donna di legge: Tina Lagostena Bassi, in prima linea per la difesa dei diritti femminili.

Fu innanzitutto consulente del Ministero di Grazia e Giustizia, ma soprattutto fu ricordata per il processo legato al massacro del Circeo, dove rappresentava Donatella Colasanti, unica sopravvissuta alla mattanza. Non solo, per la prima volta in un’aula di tribunale si utilizzò la parola stupro invece di violenza sessuale.

Avvocati italiani più famosi del momento

Ricollegandoci all’esempio precedente, relativo al caso di Donatella Colasanti, possiamo affermare che, proprio grazie a questi delitti e casi mediatici, gli avvocati possono godere di fama nazionale.

Non a caso quelli più famosi della scena forense italiana moderna sono proprio quelli balzati agli onori della cronaca e che non solo difendono l’assistito, ma rilasciano numerose interviste alla stampa e alla TV e presiedono nei salotti televisivi, anche come semplici opinionisti.

Negli anni passati uno dei nomi più famosi è stato quello di Franco Coppi, nato in Libia e laureatosi in giurisprudenza nel ’75. L’avvocato è diventato molto popolare grazie ad alcuni processi ad alto richiamo mediatico, nei quali lui difese personaggi di spicco dell’epoca.

Per esempio è stato difensore di Giulio Andreotti insieme a Giulia Buongiorno e anche di Bruno Romano nel processo che vedeva l’imputato accusato per l’omicidio di Marta Russo.

È stato pure difensore di un altro accusato omicida: Raniero Busco nel delitto di Via Poma e infine ha difeso anche Sabrina Misseri, accusato di aver ucciso la cuginetta Sarah Scazzi, nel famoso e, ancora torbido, caso di Avetrana.

La già citata Giulia Buongiorno invece è diventata un volto forense conosciuto su più fronti: ha difeso Raffaele Sollecito nel processo per l’uccisione di Meredith Kercher ed è stata difensore anche dell’avvocato di Silvio Berlusconi nel processo Ruby-ter.

Non solo, ha assistito anche altri personaggi famosi come Gianna Nannini, Tiziano Ferro ed Ezio Greggio, coinvolti in complessi procedimenti penali di tipo tributario.

La lista delle sue collaborazioni e attività è davvero lunga: docente, curatrice di rubriche editoriali, politica, fondatrice di associazioni, ecc. Ora è nota al grande pubblico perché ricopre il ruolo di Ministro per la Pubblica Amministrazione nel Governo attuale, precisamente da maggio del 2018.

Definita invece la regina del Diritto di Famiglia è l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, ora Consigliere della Società di Psicologia Giuridica di Padova.

È stata riconosciuta a livello mediatico soprattutto per aver difeso molto volti noti, soprattutto durante le loro separazioni milionarie e seguitissime dal gossip.

Tra i suoi assistiti Simona Ventura durante il divorzio da Stefano Bettarini ed ha collaborato con testate giornalistiche come il Corriere della Sera, Oggi, Libero, Chi, il Sole 24 Ore e tante altre.

Innumerevoli pure le sue pubblicazioni, tra le più acquistate: Figli condivisi, Separiamoci insieme, Cuore contro cuore, Mamma non m’ama, Dall’amore all’amore e l’ultimo, Diritti diversi: la legge negata ai gay, pubblicato nel 2014.

Citiamo poi altri avvocati noti per il lavoro svolto durante casi di cronaca come Ivano Chiesa, difensore di Fabrizio Corona, Francesco Villardita difensore di Veronica Panarello, accusata di aver ucciso il figlio Loris Stival, Claudio Salvagni che difende massimo Bossetti per citarne alcuni.

Doveroso è anche menzionare Simonetta Agnello Hornby, palermitana di nascita ma londinese di adozione.

È specializzata e nota soprattutto all’estero per l’interesse e il lavoro svolto in casi minorili e legati all’immigrazione di musulmani e africani.

Si afferma anche come scrittrice di romanzi con i suoi: Caffè amaro, La Mennulara, La Zia Marchesa.

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Avvocati e Presidenti della Repubblica Italiana

La nostra breve storia dell’attività forense in Italia non può tralasciare figure che sono diventate poi Presidenti della Repubblica. Alcuni hanno svolto la professione, mentre altri sono solamente laureati in giurisprudenza, come l’attuale Presidente Sergio Mattarella, che è stato professore di Diritto Parlamentare, anche se comunque iscritto all’albo.

Giovanni Leone invece, sesto Presidente della Repubblica Italiana, è stato giurista e uno dei migliori avvocati penalisti italiani, nonché Professore di Diritto e Procedura Penale all’Università di Camerino, Bari, Messina, Roma e Napoli.

I suoi trattati, di Diritto Penale, sono stati tradotti in svariate lingue straniere e hanno conquistato il pubblico estero.

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Il kit dell’avvocato di successo

Concludiamo questa breve panoramica nel mondo forense italiano con una sorta di prontuario reso pubblico da Nadia Fusar Poli, la redattrice stila infatti una lista con le sei abilità necessarie per diventare, ed essere, un avvocato di successo nel mondo forense contemporaneo nazionale. In particolare il kit minimo di competenze comprende:

  • Intelligenza emotiva, necessaria per creare empatia con l’assistito e per creare rapporti umani di valore e di collaborazione positiva con lo staff e tutti i collaboratori che si incontrano di caso in caso.
  • Alfabetizzazione finanziaria, cioè la comprensione e la conoscenza dell’aspetto economico-finanziario non solo del proprio fatturato e posizione fiscale, ma anche relativo a problematiche e questioni che potrebbero portarti nuovi clienti. Per esempio potresti decidere di occuparti anche di saldo e stralcio, che permette a molti debitori di estinguere pacificamente il loro debito con le banche, ma anche tra e con privati.
  • Capacità di collaborazione, che non interessa e riguarda solo l’attitudine e la disponibilità nel collaborare tra membri dello stesso staff o colleghi, ma, come scrive Fusar Poli: “Gli avvocati che collaborano possiedono la capacità di individuare e far emergere il meglio che ciascuno può offrire, così come le proprie posizioni e personalità (dove necessario), al fine di raggiungere il risultato ottimale. I lupi solitari e isolazionisti sono condannati a non concludere alcunché di buono”.
  • Gestione del progetto, indispensabile per procedere al meglio e chiudere una pratica nel minor tempo possibile, evitando gli intoppi e senza stessarsi inutilmente. Secondo Fusar Poli molti avvocati non hanno queste qualità di pianificazione.
  • Affinità tecnologica, questa è indispensabile soprattutto oggi, dove gli strumenti informatici non solo sono presenti nel mondo del lavoro, ma permettono di snellirlo e facilitarlo. Non tutti i supporti tecnologici sono difficili da usare, anzi, LEGALDESK è un software realmente valido e che ti permette di pianificare al meglio e quotidianamente il tuo lavoro. È istintivo nell’uso e studiato appositamente per gli avvocati, testabile per 30 giorni e collegabile a programmi e supporti che già usi come Google Drive, Dropbox, Google Calendario, ecc.
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