Avvocati e la toga, una storia dalle origini antiche

Dai tempi dell’Antica Roma, al Medioevo, fino ai giorni nostri, ecco per te la lunga storia di un abito – simbolo dell’attività forense.

La storia della toga comincia nell’antica Roma ma, come vedremo più in seguito, sembra che le sue origini siano da rintracciare in tempi ancor più remoti.

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Storia della toga: quando inizia?

Il termine stesso deriva dal verbo latino “tego” (ricoprire) e fu usato per indicare quest’indumento perché con esso si andava a ricoprire, per l’appunto, la tunica.

La toga romana avvolgeva la figura, passando sotto l’ascella del braccio destro – lasciandolo scoperto – per poi essere annodata sopra la spalla sinistra.

In tal modo si formavano le classiche pieghe trasversali.

Si trattava di una veste signorile, ossia mai utilizzata dalla plebe, ed era il simbolo di tutte le cariche pubbliche più alte.

I poveri infatti non potevano indossare la toga ma portavano esclusivamente la tunica.

Sopra di essa, di sera o in inverno, le persone comuni indossavano uno stretto mantello senza maniche e provvisto di cappuccio che serviva loro per proteggersi dal freddo e dall’umidità.

I militari e i contadini invece usavano un copriabito simile alla tunica tradizionale ma un poco più largo.

La toga era dunque una prerogativa delle classi sociali più alte e se ne potevano distinguere tre tipi diversi: la toga praetexta, la toga virilis e quella purpurea.

La toga praetexta (pretesta) era l’indumento solitamente indossato dai magistrati romani con la più alta carica (come i censori, i consoli e i pretori) e dai sommi sacerdoti.

Era caratterizzata da una fascia di colore purpureo che ne sottolineava i contorni; il bordo inferiore era largo per i “laticlavius” (i senatori) e stretto per gli “angusticlaviusi” (i cavalieri).

Lo stesso indumento era indossato anche dagli adolescenti delle famiglie aristocratiche, per lasciare il posto, una volta raggiunta la maggiore età di diciassette anni, alla toga virilis, emblema dell’età adulta.

I giovani erano pertanto considerati “togati”, titolo dal valore simbolico, in quanto la toga era l’indumento più nobile e rappresentativo del cittadino romano, che la indossava sempre fuori di casa.

All’interno delle mura domestiche, invece, il cittadino comune e lo schiavo (in pubblico) indossavano la tunica corta e informale.

Anche chi era condannato all’esilio perdeva il diritto di portare la toga e l’autorità doveva vigilare sull’uso improprio dell’abito, concesso solo ai cittadini romani liberi e di rango elevato, e non agli stranieri.

Un’altra particolarità della toga nell’Antica Roma era il colore: s’indossava nera o grigia solo se si era in lutto, mentre in tutte le altre occasioni era bianca ed era definita “pura”.

La toga purpurea al contrario era riservata solamente all’imperatore; i senatori portavano invece una toga candida con il bordo color porpora.

Con la caduta dell’Impero Romano, tuttavia, quest’abito venne dimenticato per un lungo periodo, fino a ricomparire nuovamente nel Medioevo come indumento solenne per medici, persone di elevato rango sociale, patrizi e magistrati.

Ovviamente, la forma originale della toga e il suo significato degli albori si sono modificati molto nel corso dei secoli, e sono state numerose le evoluzioni dal modello originale romano. Questo era meno ampio, privo di maniche e più corto rispetto alla toga dei secoli successivi.

Nel Medioevo anche il colore subì una modifica importante.

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Gli anni bui del Medioevo: la toga diventa nera

Come abbiamo appena ricordato, dopo il crollo dell’impero romano, la toga passò di moda, almeno come indumento di uso comune, e riapparve nel Medioevo come abito solenne riservato alle classi più alte della società.

Durante l’età di mezzo, il nero assume un significato differente e la toga si trasforma in un abito vero e proprio, diventando una sorta di uniforme.

Il nero non è più la colorazione riservata a chi ha subito una perdita, ma diventa emblema di rigore e austerità.

Notai, medici, professori e avvocati indossano la toga in virtù del ruolo che rivestono nella società ed è proprio a questo punto che tale abito assume un aspetto molto simile a quello che oggi si vede nelle aule dei tribunali.

Nel corso dei secoli, pertanto, la toga ha subito grandi cambiamenti rispetto all’abito originale romano, diventando più lunga, più ampia di colore nero.

Comparvero le maniche, diversi altri accessori come il copricapo e il colletto, e infine le nappe.

L’utilizzo degli accessori però non fu un semplice espediente per rendere esteticamente gradevole il vestito ma un mezzo per riconoscere subito i ruoli di chi li indossava.

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Toga: ruoli e cariche dei giuristi. Come distinguerli?

Dopo un excursus sui vari cambiamenti che ha subito la toga nel corso dei secoli, siamo giunti al giorno d’oggi, tempo in cui il lungo abito indossato da avvocati e magistrati in giudizio, nonché dagli accademici in occasioni particolari, è tutt’altro che un vecchio e perduto retaggio.

Come avveniva in passato, anche oggi quest’indumento è corredato da accessori specifici che ci consentono di distinguere le diverse cariche di chi li indossa.

Tralasciando il tessuto più o meno pesante con cui viene confezionata e al di là del modello provvisto di pieghe la cui ampiezza può variare significativamente, la toga è munita della cordoniera, quale caratteristica distintiva che permette di riconoscere i ruoli e le cariche delle varie attività forensi:

  • la cordoniera di colore oro e nero appartiene agli avvocati cassazionisti.
  • quella oro e argento è prerogativa degli avvocati che non sono legittimati a esercitare il patrocinio presso la Suprema Corte.
  • la cordoniera color argento nei magistrati indica che sono di prima nomina.
  • la cordoniera dorata invece è riservata ai professionisti che hanno molti anni di servizio alle spalle.
  • il colore rosso invece è adatto per la cordoniera in presenza di avvenimenti di natura accademica.
  • il bianco al contrario appartiene alla cordoniera dei cancellieri.

Queste regole, tuttavia, pur essendo state fissate dai famosi Artt. 104 e 105 del 1926, ai nostri giorni non sempre vengono seguite alla lettera.

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Romana o greca: chi ha dato veramente i natali alla toga?

Dopo questa doverosa pecisazione sugli accessori della toga, frutto di un percorso lungo secoli nel definire quest’abito e il ruolo di chi lo porta, facciamo ora un lungo passo indietro nel tempo, ancor più distante dalla Roma imperiale.

Torniamo fino al 500 a.C. ma stavolta in Grecia.

Mentre filosofi e poeti gettavano le fondamenta della cultura narrando alle nuove generazioni la vita quotidiana, gli scultori imprimevano nel marmo le immagini della società dell’epoca.

Uno degli abiti simbolo della Grecia classica era il peplo, un abito tipicamente femminile di colore candido, indossato dal gentil sesso prima dell’anno 500 a.C.

Questo vestito era di tre tipi: dorico, ionico e attico. Era costituito di un panno di lana appuntato al fianco da una cinta, formando così le tipiche pieghe.

Il peplo in linea generale era aperto su un lato (quello destro) e fermato sulla spalla da una fibbia.

  • Il chitone dorico era semplice perché fatto di un solo rettangolo di stoffa (lana oppure lino), più corto dei modelli ionici e attici, e senza maniche. Si poteva chiudere con una cucitura laterale, a bottoni o a fibbie, così da formare un drappeggio. Il chitone si differenziava dal peplo per il fatto che non era chiuso sulle spalle dalla fibula.
  • Il chitone ionico invece era molto più lungo di quello dorico, era tenuto insieme da cuciture o tenuto fermo lungo tutto il corpo da piccoli spilli. Sulla vita era presente una cintura (lo zoster) che formava un drappeggio, talmente ampio che talvolta dava origine a due ampie maniche svasate.
  • Il chitone attico si differenziava da quello ionico per un’altra elegante e sottile fettuccia posta sotto il seno. Era riccamente decorato e si appoggiava su entrambe le spalle oppure solamente su quella sinistra.

Che cosa accadde alla toga nel corso dei secoli?

In definitiva, la storia della toga ci ha insegnato dunque quanto fossero importanti le persone che avevano il privilegio di indossarla e come quest’abito fosse ritenuto da tutti l’emblema di una determinata carica e/o classe sociale.

Ai giorni nostri, la toga è diventata la veste per eccellenza dei giudici e degli avvocati nei dibattiti processuali, nonché il paramento solenne degli accademici e dei docenti universitari nelle cerimonie pubbliche.

Dagli anni bui del Medioevo a oggi, poi, sono state più volte fissate regole ben precise perché la foggia delle toghe rendesse il più evidente possibile il rango o il grado di chi le indossava (artt. 104 e 105 del R.D. del lontano 26.08.1926).

Ma al di là dell’obbligo di legge e delle eventuali sanzioni disciplinari, che possono derivare da un uso non corretto della toga, gli avvocati devono sempre portare la toga, consapevoli di non essere sottoposti ad un obbligo, ma di essere ammessi ad un privilegio e ad un onore, fonti di enormi responsabilità.

Quest’abito, infatti, è il simbolo esteriore dell’elevata funzione sociale, morale e intellettuale dell’avvocato. In altre parole, la toga è il punto di riferimento dei cittadini che in quest’indumento ripongono grandissima fiducia ogniqualvolta vedano calpestati i propri diritti, sia in privato sia in pubblico.

Per concludere, la toga non è un semplice abito per identificare chi svolge la professione di avvocato, ma è molto di più, perché racchiude in sé tanti significati.

Toga significa buon senso e umiltà, equilibrio, rispetto, professionalità, ricerca di Verità e Giustizia, essere e non apparire…Ecco perché portare la toga riempie di orgoglio e investe chi la indossa di tutti questi significati solenni.

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