Intelligenza artificiale e domotica: i rischi per la privacy

La domotica, ovvero quella scienza che si occupa dello studio e dell’applicazione di tecnologie volte a migliorare la vita domestica attraverso sistemi programmati dall’utente o parzialmente autonomi, è stata affiancata all’intelligenza artificiale.

In questo modo, le aziende stanno creando dei sistemi sempre più evoluti e in grado di apprendere le abitudini degli abitanti della casa in base alle richieste da loro effettuate.

Per meglio comprendere l’evoluzione della domotica e l’impatto che questa può avere sulla privacy, è bene riprendere alcuni termini fondamentali.

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Intelligenza artificiale definizione

Intelligenza artificiale (IA): definibile come l’abilità di un computer a svolgere funzioni e ragionamenti tipici della mente umana. Si tratta di una disciplina appartenente all’informatica, che comprende l’insieme di studi e tecniche che tendono alla realizzazione di macchine, specialmente calcolatori elettronici, in grado di risolvere problemi e di riprodurre attività proprie dell’intelligenza umana.

La rapida evoluzione delle tecnologie ha avuto un profondo impatto sulla nostra società e sulle nostre vite.

La presenza di reti wireless a cui si può accedere praticamente ovunque ha incoraggiato la diffusione capillare di dispositivi in grado di connettersi alla rete: dai tablet ai cellulari fino ad oggetti più tradizionali come l’orologio o gli occhiali che possono connettersi al web.

Ma questa digitalizzazione, l’esplosione dei dispositivi connessi, dell’Internet of Things, oltre a facilitare molte delle attività del quotidiano, fa si che i dati contenuti nei nostri dispositivi circolino con una rapidità tale da sfuggire al controllo.

Internet of Things (IoT): ovvero l’Internet delle cose, è l’espressione che si utilizza per definire la rete delle apparecchiature e dei dispositivi, diversi dai computer, connessi a Internet: possono essere sensori per il fitness, automobili, radio, impianti di climatizzazione, ma anche elettrodomestici, lampadine, telecamere, pezzi d’arredamento.

Insomma qualunque dispositivo elettronico equipaggiato con un software che gli permetta di scambiare dati con altri oggetti connessi.

L’Internet delle cose costituisce un’evoluzione dell’uso della Rete: gli oggetti (le cose) si rendono riconoscibili e acquisiscono intelligenza grazie al fatto di poter comunicare dati su se stessi e accedere ad informazioni aggregate da parte di altri. In tal modo, tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete.

Tutto ciò, oltre agli effetti positivi sul vivere umano, comporta dei rischi.

Il principale problema legato all’Internet of Things, soprattutto per i comuni utenti, riguarda due aspetti fondamentali: la tutela della privacy e la sicurezza nel corretto utilizzo dei dati.

Vivere in un mondo di sensori, misuratori e oggetti di uso quotidiano in grado di raccogliere e scambiare informazioni su come vengono utilizzati, sulle nostre abitudini e, in generale, su tutto ciò che riguarda il nostro vivere quotidiano, ci espone al rischio di perdere il controllo di ciò che comunichiamo sulla Rete.

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L’intelligenza artificiale applicazioni in casa

Sono sempre di più gli elementi di arredo, vasi, scatole porta pastiglie o dischetti da hockey, creati dalle grandi multinazionali impegnate nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale applicata anche alla domotica, che hanno l’obiettivo di rendere le nostre case più intelligenti e tecnologiche.

Anche in Italia, di recente, sono state rese disponibili due innovazioni molti importanti in quest’ambito.

Amazon Echo: è un marchio di altoparlanti intelligenti sviluppato da Amazon.com. I dispositivi si connettono all’assistente personale intelligente a comando vocale e risponde all’utente al nome “Alexa”.

Il dispositivo è in grado di interagire con la voce, riprodurre musica, creare elenchi di cose da fare, impostare allarmi, streaming di podcast, riprodurre audiolibri e fornire informazioni meteorologiche, sul traffico e altre informazioni in tempo reale. Può anche controllare diversi smart devices casalinghi agendo da hub di domotica.

Si tratta essenzialmente di un robot, in grado di dialogare con le persone, intrattenere una conversazione e dare risposte coerenti.

Non si tratta di un gioco, ma di una specie di assistente digitale intelligente, che ha come obiettivo quello di amministrare le apparecchiature domestiche, soprattutto attraverso lo sviluppo della connessione via Internet tra queste.

Per ora, offre play list musicali, collegamenti radio e alcune funzioni semplici di domotica, come l’accensione o spegnimento delle luci e altre forme di connessione con i singoli apparecchi domestici.

Google Home: appare come un vaso moderno, ma si tratta di uno smart speaker (ossia un assistente vocale) capace di ascoltare, interpretare ed eseguire le nostre richieste, come ad esempio fare una ricerca sul web e fornire la risposta ad un nostro quesito.

Anche in questo caso l’apparecchio si attiva pronunciando le parole “Ok Google”, per poi permettere all’utente di chiedere con comandi vocali di conoscere le previsioni metereologiche, riprodurre musica, collegarsi con le trasmissioni radio.

È anche possibile anche connetterlo con dispositivi casalinghi dotati di connessione, per farli poi funzionare.

Anche per Google Home il progetto è quello di aumentare i servizi disponibili e i collegamenti in casa.

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Intelligenza artificiale ed i rischi per la privacy

Ovviamente, tutti questi apparecchi, per essere utilizzati, necessitano delle autorizzazioni e dei relativi account da parte di chi voglia farne uso.

Tuttavia, è bene prestare attenzione, perché l’apparecchio potrebbe funzionare indipendentemente dal momento della richiesta.

Il rapporto vocale tra le persone e l’apparecchio è possibile perché l’apparecchio è dotato della capacità di ascolto di tutto ciò che accade nell’ambiente e non solo del comando vocale che di volta in volta gli possa essere impartito. Quindi, essendo continuamente in attività, sono in grado di ascoltare ed elaborare i suoni che percepiscono nell’ambiente indipendentemente dal fatto che venga attivato attraverso comandi specifici.

Consta precisare che gli apparecchi di Google, sono dotati di un interruttore per disattivare la funzione microfono, rinunciando però, per il tempo dello spegnimento, a ogni funzionalità dello strumento.

E comunque, l’apparecchio resta sempre in collegamento con il sistema Google e con gli apparecchi delle casa ai quali è stato connesso: quindi, così come avviene per gli smartphone, anche quando non viene usato esso trasmette in continuazione tutto ciò che percepisce, anche grazie al fatto di essere interconnesso con gli altri apparecchi alla piattaforma che ne assicura il funzionamento.

L’altro lato della medaglia è semplice da capire: utilizzare questi oggetti comporta dare la disponibilità a chi gestisce le loro piattaforme, i propri dati comportamentali, e tutte le informazioni relative a ciò che accade in casa che siano percepibili attraverso i suoni o le connessioni con gli apparecchi domestici.

Si immagina che, nel più vicino futuro saranno messi sul mercato anche modelli in grado di vedere, attraverso sensori video e foto, tutto ciò che è visibile dal punto nel quale saranno collocati nelle case.

Del resto, con i nuovi smartphone, sia la registrazione di immagini che di suoni può avvenire già oggi da remoto, anche senza alcuna consapevolezza da parte dell’utente, basta che sia data la autorizzazione a utilizzare il microfono e la funzione foto, per consentire a molte applicazioni di registrare tutto ciò che è nelle sue vicinanze.

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Macchine fotografiche e smartphone

Orma gli smartphone sono diventati sempre più competitivi per il numero di macchine fotografiche presenti sull’apparecchio e per qualità delle foto e video registrabili.

Tuttavia, non bisogna ingenuamente credere che tre macchine fotografiche sullo stesso smartphone siano un arricchimento delle prestazioni dell’apparecchio per consentirne una migliore utilizzazione da parte di chi lo acquista: chi mai utilizza tre macchine fotografiche contemporaneamente?

È facile ipotizzare che la molteplicità di camere fotografiche servano non solo per acquisire immagini da remoto, ma per acquisirle in modalità bi o tridimensionali, al fine di migliorare la capacità di apprendimento delle macchine.

Si potrebbe andare oltre, pensando che una delle macchine poste sullo smartphone è di solito capace di fotografare anche al buio: una macchina in grado di fotografare al buio ben di rado è davvero utile all’utente, ma certo è molto più utile a chi voglia da remoto poter misurare la capacità delle macchine di individuare le cose e le sagome anche in condizioni di luce proibitive.

La tecnologia è in continuo movimento: dagli smartphone con fotocamere multiple, agli assistenti digitali intelligenti per la casa, tutto fa capire che per il suo sviluppo è vitale la capacità di conoscere sempre più a fondo l’essere umano, le sua abitudini e i suoi comportamenti.

Con questo non si vuol certo dire che il progresso tecnologico vada arrestato, anzi; ma è necessario conoscerlo e garantire dei limiti: è bene che chiunque faccia uso di questi strumenti sia il più informato possibile e il più possibile capace di capire da solo i lati positivi e quelli negativi di ogni apparecchio che si mette in tasca o in casa.

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