Modello di condivisione dei profitti nello studio associato

Negli ultimi anni sempre più frequentemente sono nati gli studi associati di avvocati, questa scelta è dovuta a diverse ragioni, ma molti si chiedono qual è il modello di condivisione dei profitti nello studio.

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Studio legale associato: perché sceglierlo?

Sempre più spesso in diversi settori si nota la nascita di studi associati, la scelta è dettata dalla necessità di essere competitivi sul mercato e ridurre i costi di gestione degli studi.

Spesso infatti capita di dover prendere in locazione degli appartamenti che hanno più stanze e le stesse sono sotto-utilizzate, con uno studio associato è possibile dividere le spese e utilizzare gli spazi in maniera efficiente. Vantaggi vi sono anche per le professioni legali.

Lo studio legale associato offre ai professionisti diversi vantaggi, in primo luogo è possibile dividere le spese di gestione dello studio e in un periodo di crisi economica in cui spesso un avvocato da solo non ce la fa a gestire economicamente lo studio, questo non è certo un vantaggio da poco.

In secondo luogo si può attrarre una maggiore clientela perché si offrono diverse prestazioni tutte ad elevata specializzazione.

Uno studio legale associato può mettere in campo professionisti specializzati in diritto civile e penale, tributario, amministrativo e ulteriori specializzazioni in base al numero dei professionisti che aderiscono. Questo porta i clienti a fidelizzarsi perché per ogni problema legale che si trovano a dover affrontare hanno a disposizione uno specialista altamente qualificato.

Ad esempio, un’impresa può trovarsi a dover affrontare questioni inerenti il diritto tributario e diritto amministrativo, allo stesso tempo è possibile che un lavoratore proponga un ricorso in materia gius-lavoristica, quindi l’imprenditore ha bisogno di avere a suo supporto uno studio legale dove sia possibile affrontare tutti questi problemi senza dover di volta in volta cercare un avvocato.

L’importante è organizzare bene gli spazi e la comunicazione verso l’esterno in modo che i potenziali clienti sappiano di poter fare affidamento su una realtà solida, efficiente e in cui si trovano specialisti.

Ciò sicuramente costituisce un’ottima pubblicità e porta gli studi legali ad avere maggiori introiti, ma come devono essere divisi gli stessi?

Come nasce uno studio associato

Non si può parlare di ripartizione degli introiti se prima non si fa una premessa su come viene costituito uno studio associato, infatti non si tratta semplicemente di condividere lo studio, ma condividere un progetto, un piano di marketing e una vera e propria storia professionale.

In primo luogo è necessaria la costituzione tramite una scrittura privata con firma autenticata o con atto pubblico.

Una volta compiuto questo atto nasce una nuova realtà: lo studio associato e di conseguenza questa realtà deve avere un’identità fiscale e quindi diventa necessario aprire la partita IVA a nome non dei professionisti dello studio, ma intestata allo studio.

Il reddito prodotto dallo studio non è classificato come reddito d’impresa ma reddito da lavoro autonomo e tutti gli appartenenti allo studio associato devono essere iscritti all’ordine degli avvocati.

I singoli associati devono anche iscriversi alla cassa previdenziale e quindi versare i relativi contributi.

Inoltre il reddito da loro ricavato sarà tassato ai fini IRPEF, mentre sullo studio associato si applica l’IRAP (Imposta sul Reddito delle Attività Produttive).

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La ripartizione degli utili con percentuale fissa

Per la ripartizione degli utili non vi è un solo modello quindi dipende dalle politiche adottate dallo studio legale stabilire quale adottare. Nella maggior parte dei casi i costi di gestione dello studio sono a carico dello stesso, quindi si scorporano dal totale dell’utile.

Tra i costi di gestione è bene ricordare il canone di locazione dei locali adoperati, l’eventuale stipendio della segretaria o di altri dipendenti, costi connessi a consumi energetici, varie ed eventuali tra cui carta, supporti tecnologici etc. Ciò che resta è l’utile netto conseguito.

Tra le possibili soluzioni vi è la percentuale fissa, ad esempio in uno studio legale con tre avvocati si stabilisce di ripartire in tre parti uguali l’utile. non mancano casi in cui a un socio si riconosce una percentuale maggiore.

Questo avviene soprattutto quando un professionista molto conosciuto decide di costituire uno studio associato e quindi fa entrare dei professionisti, magari giovani e ancora inesperti che potranno avvalersi del prestigio già acquisito dello studio legale pre-esistente.

Studio legale associato: il criterio variabile

Il secondo criterio adottabile è il criterio variabile. In questo caso all’interno dello studio associato si può avere una sorta di concorrenza tra professionisti che non sempre è positiva, allo stesso tempo si applica il criterio della meritocrazia che può dare un certo stimolo ai singoli professionisti associati.

Applicando il criterio variabile le quote saranno divise tenendo in considerazione diversi parametri, tra cui la nuova clientela acquisita dal singolo socio, l’entità dei guadagni derivati dall’attività del singolo professionista, il tipo di attività svolta.

Tale metodo consente di commisurare la ripartizione anche in base al tempo impiegato dal singolo professionista nelle pubbliche relazioni che oggi sono sempre più importanti perché consentono allo studio legale associato di farsi conoscere e di conseguenza attirare un maggior numero di clienti.

Ovviamente questa attività pur non essendo classificabile come giuridica ha comunque una rilevanza notevole.

Infine, la divisione con criterio variabile può essere legata anche al tempo dedicato dal singolo professionista all’attività di formazione.

In modo sintetico è possibile dire che questa tecnica di divisione degli utili prevede che al maggiore impegno corrisponda anche una maggiore retribuzione.

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Studio legale associato: il criterio misto

La terza possibilità di ripartizione degli utili netti è quello misto, questo è una combinazione dei due criteri in precedenza visti.

Di conseguenza una parte degli utili viene divisa con il criterio fisso, mentre un’altra quota viene stabilita con il criterio variabile e quindi in relazione al contributo realmente apportato allo studio legale dal singolo professionista.

Questo metodo può essere considerato il più equilibrato perché riesce a non svilire il singolo professionista e, allo stesso tempo, riconoscendo un fisso non crea una concorrenza spietata tra le parti che potrebbe portare al fallimento dello studio associato.

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Il modello di condivisione dei profitti di uno studio associato è parte del contratto

Se stai pensando di costituire uno studio associato, prima di formalizzare l’atto è bene pensare a quale tra questi modelli di condivisione dei profitti è più opportuno aderire, infatti il modello scelto deve essere contrattualizzato.

Naturalmente nel tempo le parti possono modificare l’atto fondativo dello studio legale associato, ma è bene non prendere decisioni in modo superficiale.

Infatti il modello di ripartizioni degli utili non è una semplice divisione economica tra le parti, ma è un modello organizzativo dello studio e può prevedere fin da subito che uno o più associati abbiano delle mansioni in parte differenti, come la gestione del marketing, di un sito internet e dei rapporti con i clienti.

Non tutti infatti hanno la stessa propensione a gestire questa parte molto importante, se non essenziale, del lavoro di uno studio legale e quindi si può riconoscere una quota di partecipazione agli utili più elevata in previsione di un maggiore impegno.

Il software giusto per qualunque studio associato

Se sei particolarmente propenso ad occuparti del marketing di uno studio legale associato ricorda che puoi avvalerti anche di strumenti tecnologicamente avanzati, come la piattaforma di lavoro messa a disposizione con il software Legaldesk.

In caso di studio associato il software mette a disposizione una piattaforma che consenta a tutti di avere le credenziali di accesso in modo che tutti i membri possano utilizzare da diversi dispositivi la piattaforma.

Legaldesk è importante perché consente l’accesso al Polisweb cioè al processo telematico che ora è una realtà da cui non si può prescindere.

Il sistema telematico, lungi dall’essere un ostacolo, in realtà aiuta gli studi legali a risparmiare tempo, infatti molti passaggi dei vari processi possono essere gestiti tranquillamente dallo studio. In questo modo non sarà più necessario fare lunghe file per depositare gli atti o per prendere visione di atti depositati. Questa è la funzione minima che tutti gli studi legali devono avere per poter operare, ma Legaldesk ti offre di più.

Mette a disposizione una piattaforma evoluta per la gestione dello studio, questa funzione è molto importante per gli studi legali associati, in particolare quelli che adottano un criterio di ripartizione delle entrate variabile o misto.

Con Legaldesk è possibile stilare delle vere e proprie classifiche infatti consente di gestire preventivi e fatture e di dividere le stesse in base anche agli avvocati che si sono occupati dei singoli processi.

Consente di redigere schede anagrafiche dei clienti e nelle stesse inserire le pratiche seguite e le specializzazioni messe in campo, così è possibile inviare newsletter e tenere costante cura del rapporto con il cliente, ad esempio con semplici messaggi di auguri nelle occasioni rilevanti. In questo modo è possibile determinare in modo più semplice la divisione degli utili.

La piattaforma consente di avere un’agenda legale elettronica per non dimenticare appuntamenti, udienze, scadenze degli atti da compiere o che devono compiere le controparti per non decadere da diritti.
Legaldesk è semplice e intuitivo da utilizzare quindi anche la persona che ha poche affinità con la tecnologia può riuscire a utilizzare la piattaforma senza particolari problemi.

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