Quanto guadagna un notaio in Italia?

Quella del notaio è fra le professioni più ambite per uno studente di giurisprudenza. Perché diciamoci la verità: giudice e notariato sono le carriere che garantiscono un reddito più che adeguato a chi sceglie di studiare legge.

Eppure in molti lamentano la difficoltà di accesso al notariato e non manca chi palesa accuse di complotto e di massoneria per l’assegnazione della libera professione.

Ma al di là delle varie tesi complottistiche mosse a riguardo, la domanda sorge spontanea: quanto guadagna un notaio in Italia?

Se lo chiedono in molti soprattutto quando, per un rogito notarile, bisogna sborsare parecchie migliaia di euro.

Posto che il notaio è un pubblico ufficiale a tutti gli effetti, quanto guadagna un notaio in Italia?

Scopriamolo insieme!

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Quanto guadagna un notaio in Italia: un po’ di storia

Se lo chiamate ”notaro” sembrerà una storpiatura volgare di uno dei termini più nobili che ci siano nella lingua italiana.

Ma notaro non è un dialettalismo comune, quanto invece una parola di derivazione latina. In fondo il compito di un notaio (volendo dirlo in breve) non è altro che quello di annotare nei pubblici registri vicende che hanno un peso rilevante nella via di tutti i giorni.

Si parte dalla compravendita di beni immobili o mobili registrati, alla stesura dei testamenti, per giungere alla creazione delle società, alla cessione delle quote, insomma a tutto ciò che ha a che fare in qualche modo con il patrimonio. Ma prima di sapere quanto guadagna un notaio in Italia vien da sè conoscerne in parte la storia, anche solo per capire l’importanza fondamentale di tale professione.

Pare che il notaio sia una figura professionale tutta italiana, nata negli ultimi anni dell’impero romano ma con reminiscenze lontane nell’epoca della florida Roma capitale.

Sicuramente i romani chiamavano notai gli schiavi deputati alle mansioni di scrivano, nello specifico coloro che si occupavano dell’annotazione di appunti veloci richiesti dal padrone di turno.

Invece nel medioevo si delinea quella che è tutt’ora considerata una delle figure più importanti a livello giuridico. Sembra che il notaio non solo fosse segretario intimo dell’imperatore, ma avesse anche il compito di governare le provincie a lui assegnate.

Si distinguevano due tipi di notaio all’epoca: quello rivestito di funzione pubblica (libripens) e quello specializzato nella redazione delle scritture private (tabellio).

L’importanza del notaio crebbe nell’epoca di Carlo Magno, durante la costituzione dei Comuni e verso la fine del medioevo: in tale ambito il professionista non solo svolgeva una delle Arti Maggiori del periodo, ma aveva il ruolo di garantire certezza nei rapporti giuridici.

Insomma, quello che tutt’ora fa un notaio 2.0.

Solo che, per la storia, notai erano coloro che possedevano una certa cultura o ricoprivano ruoli importanti al fianco di figure ecclesiastiche o imperatori.

Solo verso la fine del 1700 la figura del notaio inizia ad essere inquadrata così come la si considera tutt’ora, ed attualmente il notaio come pubblico ufficiale è una professione riconosciuta e tutelata in molti paesi del mondo. Ma non in tutti. 

In effetti, da quanto riportato dal Consiglio Nazionale del Notariato, il notaio come pubblico ufficiale è una professione riconosciuta in 87 Paesi nel mondo, in prevalenza latini.

Perché il notaio – pubblico ufficiale (o civil law notaries) è presente in zone come l’America Latina, il Centro America, parte dell’Africa occidentale, l’Europa dell’ovest (Portogallo, Spagna, Francia, Germania, ecc…) e dell’Est (Albania, Croazia, Romania, e così via) , oltre alla Russia, la Cina ed il Giappone.

In Europa il notaio è presente in 22 delle 28 nazioni e ricopre con il proprio lavoro circa il 60% della popolazione.

I Paesi che non riconoscono all’interno del loro ordinamento i civil law notaries, adottano la figura delpublic notary che si occupa generalmente di autenticare le firme apposte nei contratti.

In effetti gran parte dei compiti tipici di un notaio sono assegnati, nelle nazioni anglosassoni, agli avvocati che redigono, ad esempio, anche gli atti per la compravendita di un immobile.

Ma sono molti i Paesi che richiedono spesso l’aiuto di notai italiani per la tutela del mercato immobiliare.

Basti pensare ai tre notai italiani chiamati alla Casa Bianca per collaborare con l’FBI nelle frodi immobiliari. Se gli USA ci invidiano i nostri notai ci sarà un perché!

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Quanto guadagna un notaio in Italia: i compiti di un notaio

Capire quali sono i principali compiti di un notaio ci aiuterà ad accettare meglio il fatto che un notaio guadagni molto più di un avvocato, tanto da non aver bisogno di lasciare la professione per dedicarsi ad un lavoro pubblico.

È recente la notizia secondo cui molti avvocati sono propensi a partecipare a concorsi per la magistratura ordinaria ed onoraria, pur di sbarcare il lunario e ottenere un guadagno fisso a fine mese.

Il notaio è una persona dotata di elevata preparazione giuridica che assume la veste di pubblico ufficiale a seguito di un concorso bandito dal Ministero della Giustizia.

Il concorso viene emanato ogni anno ed il numero dei posti disponibili è molto ristretto rispetto ai praticanti.

Ristrettezza dei posti e difficoltà delle prove è data dal fatto che la figura del notaio è soggetta a diversi controlli nel corso del tempo, per meglio monitorare l’attività svolta da quest’ultimo.

Si stima infatti che è previsto un notaio ogni 7 mila abitanti per garantire l’espletamento delle procedure previste dalla legge.

Il notaio è un pubblico ufficiale, in quanto con il suo operato garantisce pubblica fede ed efficacia legale agli atti e ai documenti a lui sottoposti. Tant’è che, in caso di controversia, l’atto del notaio è autentico fino a prova contraria e per denunciare il falso è necessario un procedimento ad hoc.

Il notaio deve essere per legge terzo ed imparziale, poiché il suo lavoro consiste nel garantire l’applicazione della legge, nell’accertare la volontà delle parti e nell’assicurare in ugual misura tutti gli interessi di coloro che richiedono il suo intervento.

Volendo fare un esempio, nel caso della compravendita di un immobile il notaio accerta la volontà di venditore ed acquirente ed assicura la vera identità di entrambe le parti.

Oltre a ciò, il notaio si premura di verificare la legalità della compravendita e funge da responsabile d’imposta: il ché significa che riscuote le imposte di registro, catastali ed ipotecarie e le versa al Fisco in nome e per conto del contribuente.

Il notaio non è esente da responsabilità per gli atti compiuti nell’espletamento del suo lavoro.

Secondo quanto riportato sempre dal Consiglio Nazionale del Notariato, le responsabilità del notaio potrebbero essere civile (per i danni causati dagli atti a lui sottoposti), penale (qualora commetta reato nello svolgimento delle sue funzioni), disciplinare (se viola uno o più doveri del codice deontologico).

Tutto ciò fa presumere che fare il notaio non è cosa semplice, soprattutto quando Agenzia delle Entrate e Ministero della Giustizia sottopongono a controllo i professionisti a cadenza regolare: ogni 4 mesi il Fisco, ogni due anni il ministero. E se ci si mettono i Consigli Notarili Distrettuali in merito alle violazioni disciplinari, è logico dedurre come la professione sia, attualmente, fra le più controllate.

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Quanto guadagna un notaio in Italia: parcelle e reddito

Ed ora arriviamo al nocciolo della questione: quanto guadagna un notaio in Italia? Difficile fare una media poiché, essendo una libera professione, il reddito medio varia a seconda di alcuni fattori.

Secondo le ultime stime, il guadagno di un notaio oscilla fra i 60 mila ed i 200 mila euro annui, il che significa che lo stipendio medio di un mese parte dai 5 mila fino a raggiungere anche i 30 mila euro. E si tratta di cifre lorde.

Ma da cosa dipende tale differenza?

Innanzitutto dall’andamento dei mercati, quindi dalla mole di lavoro che spetta al notaio. Se imperversa una crisi immobiliare e le compravendite sono ridotte al minimo, il notaio guadagnerà poco o nulla dal comparto degli immobili: a ridotto numero di vendite corrisponderanno meno entrate per il professionista.

Idem per la costituzione di una società, per la vendita di automobili e beni mobili registrati, e di tutto ciò che, per avere valenza legale, deve passare imprescindibilmente dal notaio.

Discorso a parte merita il numero di clienti e l’ubicazione dello studio professionale. Si stima che i notai più pagati sono quelli con sede nelle città metropolitane, in prevalenza al Nord Italia.

Come se non bastasse una certa influenza potrebbero averla fattori esterni, come la rinomanza dello studio (un accenno agli studi passati di generazione in generazione) e la fiducia di cui gode il professionista, magari fra gli agenti immobiliari.

Attenzione, qui si sfiora l’ambito dell’imparzialità e della terzietà, ma chi è mai stato punito per la professionalità dimostrata nei confronti dei propri clienti?

Altro elemento potrebbe essere l’ubicazione: la scelta di uno studio collocato in pieno centro garantisce idonea pubblicità al professionista. Meno per chi opta per zone di periferia, magari lontano dalla metropoli o dal cuore pulsante della città.

E se l’ubicazione ha un ruolo importante, non di meno lo è la pubblicità che però deve essere sobria, veritiera, improntata a far conoscere lo studio professionale nella zona di competenza.

Vietate sono le pubblicità promozionali, a prescindere dal canale di comunicazione scelto dal professionista: per tale ragione è difficile incontrare spot promozionali che riguardano studi notarili.

Un approfondimento lo merita la questione delle parcelle, che definiscono il reddito medio di un singolo notaio. Più che di parcelle si parla di tariffe ed onorari, determinati in base al valore del bene oggetto dell’atto.

Esistono delle Tariffe Notarili Minime, una sorta di livello al di sotto del quale nessun notaio è disposto a scendere, pena un guadagno in perdita e tutte le spese sostenute dal professionista.

L’onorario viene calcolato in percentuale ed il coefficiente aumenta all’aumentare del valore del bene oggetto dell’atto. Non è possibile stabilire in definitiva i limiti minimi dei tariffari, essendo questi aggiornati in base all’andamento del mercato ed all’area geografica di riferimento.

Certo è che la concorrenza è agguerrita e gran parte dei professionisti giocano al ribasso, sfiorando il livello minimo. Ma a determinare la rinomanza di un notaio non è di certo lo sconto finale!

Chi va da un notaio per la stipula di un qualsiasi atto spesso crede di pagare un compenso altissimo presumendo che tutto l’importo sarà intascato dal professionista.

Abbiamo detto più sopra che il notaio è, per legge, responsabile d’imposta ed il suo compito è quello di riscuotere le relative imposte che gravano sul tipo di atto da lui sottoscritto.

Quindi in caso di compravendita immobiliare, all’onorario del notaio si aggiungeranno le imposte di registro, catastali ed ipotecarie che saranno versate da lui stesso in un secondo momento. Se dall’onorario si tolgono le spese per la gestione dell’ufficio e del personale, si arriverà a determinare il guadagno netto del notaio che, in alcuni casi, potrebbe rimanere comunque lauto.

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Quanto guadagna un notaio in Italia: come diventare notaio

I dati appena forniti sembrano allettanti perché, diciamoci la verità, anche 5 mila euro al mese farebbero comodi a chiunque, ma anche 3 mila netti se vogliamo togliere le spese e le tasse.

Considerato che un impiegato guadagna in media 1.500 euro, 3 mila euro mensili rimangono comunque un buon reddito.

Ma come diventare notaio in Italia?

Le tappe obbligatorie sono tre, quindi:

1. laurea magistrale in Giurisprudenza,

2. tirocinio di 18 mesi presso uno studio notarile,

3. superamento del relativo concorso bandito dal Ministero della Giustizia.

Il tirocinio può essere intrapreso anche l’ultimo anno di università anticipando il periodo di sei mesi, ma per conteggiare il periodo è necessario iscriversi nel registro dei praticanti presso il Consiglio Notarile Distrettuale.

Ogni due mesi il praticante consegnerà al Consiglio distrettuale un certificato redatto dal proprio notaio che attesterà l’effettiva partecipazione al tirocinio.

Termini brevi sono previsti per gli avvocati e per i funzionari dell’ordine giudiziario ma, in ogni caso, il tirocinio deve essere concluso entro 30 mesi dall’iscrizione. Dopo di ché sarà possibile partecipare al concorso.

In alternativa alla pratica presso un notaio è possibile iscriversi in una delle scuole notarili presenti sul territorio nazionale.

Al concorso notarile si può partecipare per un massimo di cinque volte con un limite di età pari a 50 anni.

Il concorso si divide in un esame scritto ed un orale da eseguire dinnanzi ad una commissione formata da magistrati cassazionisti, magistrati delle Corti d’Appello, professori universitari e notai.

La prova scritta verte sulla stesura di atti notarili, quella orale riguarda materie di diritto civile, dell’ordinamento notarile e delle imposte indirette.

Detto così il concorso sembrerebbe facile, se non fosse che, in media, un notaio diventa tale dopo aver partecipato almeno tre volte alle suddette prove.