Quanto guadagna un giudice in Italia?

Reduci dai più bei film a sfondo legale e dalle fiction tutt’ora di successo ed in onda sulle principali emittenti, siamo convinti che chi lavora in tribunale guadagna lauti compensi.

Tra tailleur delle griff più alla moda e completi da uomo fatti su misura, sembra proprio che quelli del giudice e del magistrato siano due mestieri dal guadagno assicurato.

Eppure la realtà è ben diversa, perché ad esempio non tutte le categorie di giudici percepiscono uno stipendio adeguato.

Come se non bastasse, la vita di un magistrato non è semplice, avventurosa e ricca di colpi di scena, perché diciamoci la verità. Fare il giudice o il magistrato dovrebbe essere una vocazione. Il condizionale, in questi casi, è d’obbligo.

Ma quanto guadagnano un giudice ed un magistrato in Italia? Scopriamolo insieme!

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Giudice e un magistrato in Italia: la differenza fra le due categorie

Per sapere in linea generale quanto guadagnano un giudice ed un magistrato in Italia dobbiamo prima soffermarci sulle principali differenze esistenti fra le due categorie.

Questo ci serve per capire il perché alcuni giudici possono percepire uno stipendio consistente mentre altri, ancora oggi, si dimenano fra scioperi e battaglie contro il Governo che non riconosce compensi adeguati per il proprio lavoro.

In effetti, esiste una netta separazione fra magistrati e giudici, e per questi ultimi fra giudici di pace, di tribunale, delle Corti d’Appello, della Cassazione, del TAR, delle Commissioni Tributarie, della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato.

Posto che sia i magistrati che i giudici sono dipendenti statali (e per accedere alle relative cariche bisogna superare una serie di concorsi), le principali differenze sono le seguenti:

1. il magistrato, conosciuto anche come pubblico ministero, ha l’obbligo di esercitare l’azione penale, così come descritto dalla Costituzione all’art. 112. Il chè significa che il PM, ricevuta la notizia di reato, deve fare quanto in suo potere per avviare le indagini e concludere o con la richiesta di archiviazione del caso, oppure con il rinvio a giudizio;

2. il giudice è sì un magistrato, che però ha scelto di aspirare alla carica di magistrato di tribunale. Il compito di un giudice sarà quello di decidere sulle controversie a lui assegnate, che siano esse in ambito civile o penale.

La carriera lavorativa di un giudice o di un magistrato deve essere impeccabile e denotata da meriti che saranno valutati per poter aspirare alle cariche superiori.

Ciò significa che sia il magistrato che il giudice devono essere autonomi, imparziali, obiettivi e mai di parte, essendo soggetti solo ed esclusivamente a ciò che dice la legge.

Per diventare giudice o magistrato è necessario seguire un percorso di studi non sempre facile,soprattutto per chi crede che la carriera da togato sia fra le più belle e le più semplici al mondo.

Oltre ai cinque anni universitari fra i banchi di giurisprudenza, bisognerà proseguire con una scuola di specializzazione, oppure diventare avvocati, o addirittura aspirare alla carriera di docente.

Ma oltre a ciò, sarà necessario superare un concorso che abbraccia le principali materie studiate a Giurisprudenza.

Una volta superato il concorso per la magistratura, si potrà scegliere di seguire un tirocinio di due anni (uno se si è già avvocati), il completamento del quale darà avvio alla carica di giudice presso uno dei Tribunali presenti sul territorio nazionale.

E chi desidera diventare ermellino?

Beh, la strada è lunga e tortuosa e si stima che per arrivare alla Corte di Cassazione (massima aspirazione per un magistrato) la ”gavetta” dovrebbe durare circa 20 anni, e questo periodo di tempo è tassativo per legge.

Perché per diventare giudice della Corte Suprema non bastano 11 anni di carriera fra le aule dei Tribunali: ad essi se ne aggiungono altri 8 come giudice della Corte d’Appello. 
Ma volete mettere la gloria di sedere con la toga rossa e l’ermellino?

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Quanto guadagna un giudice: i tipi di giudice

Stabilite le principali differenze, è necessario soffermarci anche sulle diverse tipologie di giudice prima di sapere quanto guadagnano un giudice ed un magistrato in Italia.

In effetti siamo portati a credere che giudice sia solo quello togato, che spesso vediamo in televisione quando si parla di un caso importante. Eppure di categorie ce ne sono moltissime e variano a seconda della competenza e della materia trattata. Ma stabiliamo una differenziazione fra i tipi di giudice italiani.

Partiamo dall’ambito civile, quindi dai giudici che decidono sulle questioni che sorgono fra privati, o fra privati e pubblica amministrazione quando la controversia ha ad oggetto un diritto soggettivo.

In questo caso abbiamo i giudici dei Tribunali e quelli delle Corti d’Appello, i primi deputati alla risoluzione dei ricorsi (o degli atti di citazione) di primo grado, i secondi decidono quando la sentenza dei tribunali viene impugnata da una delle parti.

Rimanendo nell’ambito civile spicca un’altra figura, quella del giudice di pace, il cui ruolo è fondamentale per lo snellimento della giustizia italiana.

Se le recenti riforme ne hanno esteso la competenza, il giudice di pace ha un ruolo chiave per la risoluzione di controversie minori, come le multe per la violazione del Codice della Strada, le liti condominiali e i ricorsi il cui valore non supera una certa soglia.

Passiamo all’ambito penale.

Anche in questo caso abbiamo giudici di primo e di secondo grado, che risiedono nelle sezioni penali dei Tribunali e delle Corti d’Appello.

Insieme ad essi vanno ricordati i giudici delle Corti d’Assise e delle Corti d’Assise d’appello, a cui spetta di giudicare su specifici crimini, quelli di una certa entità, ma anche i giudici dei Tribunali di Sorveglianza previsti dall’ordinamento penitenziario.

Ed ancora, volendo entrare nel merito, in ambito penale abbiamo la figura del GIP (giudice delle indagini preliminari) e del GUP (giudice dell’udienza preliminare) le cui competenze sono distinte in base alla fase in cui si sviluppa un’indagine fino alla richiesta del rinvio a giudizio da parte del magistrato.

Spostando l’attenzione al settore amministrativo, avremo i giudici che siedono nei Tribunali Amministrativi Regionali, che si occupano (in via generale) di tutte le controversie che vedono come protagonista la Pubblica Amministrazione ed hanno ad oggetto la lesione di un interesse legittimo, oltre alle vertenze che vengono attribuite, di volta in volta, dalla legge.

Il TAR giudica in primo grado, ma le sentenze del giudice amministrativo possono essere impugnate in appello al Consiglio di Stato, organo di secondo grado con funzioni consultive e giurisdizionali.

Anche il Consiglio di Stato gode del contributo dei migliori magistrati, i quali spesso sono interpellati dai vari organi che compongono la pubblica amministrazione per ottenere pareri facoltativi o obbligatori.

I giudici della Corte dei Conti sono ”speciali”, in quanto la competenza è ben più vasta di un giudice ordinario.

Si sente parlare della Corte dei Conti in materia fiscale, o di pubblica contabilità, ma anche nei casi di responsabilità amministrativa dei funzionari pubblici. 

Infine il campo più tortuoso: quello fiscale. Competenti sono le Commissioni Provinciali Tributarie, composte anch’esse da giudici specializzati nelle vertenze che hanno a che fare con il Fisco.

Con sede in ciascuna provincia italiana, le sentenze di primo grado possono essere oggetto di ricorso presso i giudici che compongono le Commissioni Regionali Tributarie, considerate come organo di appello nella materia fiscale.

Su tutti regna la Corte di Cassazione, deputata generalmente a sindacare in ultimo grado sulle sentenze di appello.

Ciò che stabiliscono i giudici ermellini è cosa sacrosanta, poiché diventa precedente per la risoluzione delle controversie che hanno ad oggetto situazioni simili.

Le competenze della Corte di Cassazione sono differenti, tant’è che decide anche sul regolamento di competenze qualora dovessero sorgere problemi fra i giudici di primo o di secondo grado.

Ma il prestigio di un giudice ermellino è quello di avere alle spalle una carriera onoratissima.

Da ultimo, ma non per questo meno importante, vanno ricordati i giudici della Corte Costituzionale, a cui il semplice cittadino non può adire.

Aspirare a tale carica non è semplice, se si pensa che dei quindici giudici che compongono la Corte 5 sono scelti dal Presidente della Repubblica, 5 dal Parlamento in seduta comune, 5 tra magistrati ordinari ed amministrativi.

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Quanto guadagna un giudice?

Alcune testate giornalistiche parlano di giudici più pagati al mondo, se consideriamo che quelli italiani possono arrivare a percepire anche quindici mila euro verso la fine della propria carriera. Perché in realtà tutto dipende dagli anni di lavoro, dalle indennità percepite, dall’ambito scelto (se civile/penale, amministrativo, ecc…), ma anche dalla carriera. 

Partiamo dal tirocinante che svolge l’attività come uditore prima di diventare magistrato di tribunale. Lo stipendio varia da poco più di 2 mila euro (escluse le indennità) che salgono a circa 2800 euro una volta diventato giudice di Tribunale.

Lo stipendio viene rivalutato in genere dopo alcuni anni che consentono di percepire i cosiddetti ”scatti di anzianità” che possono arrivare anche a 1700 euro al mese in più per un singolo giudice.

Dopo tre anni di carriera il giudice di tribunale può arrivare a guadagnare poco meno di 4 mila euro al mese fino a raggiungere i 6.700 euro circa (incluse le indennità) dopo breve tempo. E si parla di stipendio netto.

Meno di 6 mila euro (si fa per dire) è lo stipendio di un giudice della Corte d’Appello in erba, al principio della propria carriera. Ma basta poco tempo per sfiorare gli 8.700 euro (incluse le indennità) percepiti a fine mese. Meglio va per gli ermellini, che partono da poco più di 8 mila euro fino a sfiorare i 14.200 euro con gli scatti di anzianità. 

Gli stipendi appena delineati sembrano briciole se si prendono a riferimento le buste paga dei giudici amministrativi, che riescono a guadagnare anche 15 mila euro mensili verso la fine della propria carriera.

Il perché è facile intuirlo, visto la materia tortuosa qual’è quella della ”cosa pubblica”, considerando che lo stipendio di partenza è di 4 mila euro o giù di lì.

E, nonostante la mole di lavoro si sia ridotta in virtù di una delibera che pare abbia ridotto il numero di vertenze attribuite ad ogni singolo giudice dei TAR, lo stipendio del giudice amministrativo è molto più elevato del giudice ordinario.

Sempre secondo alcuni studi presenti su internet, va meglio ai giudici della Corte Costituzionale che guadagnano, a quanto sembra, il triplo dei corrispettivi giudici americani.

Si parla dell’ordine di 550 mila euro all’anno per il Presidente della Corte e di 450 mila euro circa per i singoli giudici.

Cosa significa?

Che lo stipendio di un membro della Corte Costituzionale va dai 37.500 ai 45 mila euro al mese. Si tratta di cifre che fanno uscire gli occhi dalle orbite.

Considerati ”la quarta magistratura”, i giudici tributari sono i più penalizzati, assieme ai giudici di pace che, ancora oggi, annunciano battaglie per vedersi riconosciuti i diritti in busta paga.

Si stima che un giudice tributarista non arrivi a guadagnare 6 mila euro lordi all’anno, senza contare che, per ogni singolo ricorso deciso dal magistrato, la legge riconosce un compenso di 25 euro.

Un tantino meglio va al giudice di pace, retribuito con una serie di indennità commisurate in base alle udienze ed alle sentenze depositate, ma i limiti sono stringenti anche per questa carica.

Pare infatti che un giudice di pace non possa guadagnare più di 72 mila euro all’anno, tetto massimo stabilito dalla normativa di settore.

Disparità di trattamento?

Forse, magari giustificata dal fatto che esiste una netta differenza fra giudici ordinari (quelli dei tribunali, delle corti d’appello, della Cassazione, ecc…) e giudici onorari (tributari e giudice di pace).

Di fatto l’accesso alla carica di magistrato onorario è più semplice e meno complessa di quello ordinario.

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Quanto guadagna un magistrato in Italia

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Una breve parentesi merita il pubblico ministero, una figura di spicco che si pone in contrapposizione con quella del giudice.

Trattandosi di magistrato ordinario, il suo stipendio parte da 2200 euro nei primi anni fino a giungere ai 5.800 euro dopo venti anni di servizio.

Nel mezzo si posizionano i 3600 euro di stipendio netti percepiti già dopo i primi quattro anni di carriera, che raggiungono i 7500 euro quasi a conclusione della propria attività lavorativa.

Rimangono ferme quindi le indennità riconosciute dalla legge e gli scatti di anzianità, considerando che questi ultimi vengono riconosciuti a seguito di valutazione positiva del CSM. Che, pare, nel circa 99% dei casi essa conclude con un giudizio positivo a favore di giudici e magistrati ordinari.

Ed allora, conviene davvero diventare giudici per vocazione?