La tutela dei propri dati personali su Internet appare un’attività che incontra sempre maggiori difficoltà. Se parte della responsabilità vogliamo attribuirla all’apparato normativo nazionale ed internazionale, parte deve essere ricercata nella carenza da parte degli utenti di una sufficiente cultura in tema Privacy.
Studi condotti in Inghilterra hanno rilevato che il 20% circa dei divorzi è imputabile a Facebook, in quanto i coniugi hanno inopportunamente pubblicato informazioni relative al tradimento.
La migliore strategia difensiva per avere Privacy nel web, può essere ricondotta a due concetti base:
- la consapevolezza
- la prevenzione
Chi conosce bene le regole in tema Privacy, è in grado di disporre in maniera corretta dei propri dati e riesce a valutare le conseguenze positive o negative che possono derivare dalla condivisione di determinate informazioni.
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Come difendersi?
È quindi fondamentale conoscere le condizioni di utilizzo e la politica di Privacy dei servizi che vogliamo utilizzare nel Web 2.0, come dobbiamo prendere confidenza con i numerosi strumenti che i siti mettono a disposizione per gestire le nostre informazioni personali ma che non sempre sono chiare e comprensibili.
Le impostazioni Privacy spesso sono ignorate dagli utenti che, anche per semplice pigrizia, non leggono tutte le impostazioni relative alla Privacy e confermano i valori di default attribuendo tacitamente la massima visibilità ai propri dati.
Come nel mondo reale, anche nel mondo virtuale del Web 2.0 vige la regola del buon senso, in base alla quale ogni utente dovrebbe riflettere preventivamente sull’opportunità di pubblicare o meno determinati contenuti, operando una valutazione di lungo periodo.
La Privacy sui social network
La nascita del web 2.0, ossia un web riscrivibile dove gli utenti hanno la possibilità di partecipare caricando dei contenuti all’interno di piattaforme informatiche, ha determinato la nascita dei social network.
Col termine social network si fa riferimento a delle reti sociali costituite da gruppi di persone connesse fra loro da diversi legami sociali che vanno dalla conoscenza casuale, ai rapporti di lavoro, ai vincoli familiari.
Dal 2003 ne sono nati moltissimi, ma quello che ha raggiunto la massima popolarità e che per questo è stato maggiormente oggetto di dispute sul terreno della Privacy è Facebook.
Nato nel 2004 da Mark Zuckerberg come strumento per consentire a studenti universitari di restare in contatto tra loro, Facebook è diventato in pochi anni il social network più diffuso a livello mondiale con oltre 1 miliardo di utenti, numero peraltro in continua espansione.
Con tutta probabilità il successo di questo social network è dato dalla semplicità di utilizzo e gratuità del servizio, che sono stati in grado di coinvolgere un numero così elevato di utenti.
Se consideriamo quanti miliardi di foto ed aggiornamenti di status avvengono periodicamente in questo social network, ci rendiamo conto della enorme massa di dati personali che circolano e che necessitano di tutela.
La problematica è stata oggetto di numerosi dibattiti riguardanti l’utilizzo dei dati personali raccolti. Anche il Garante Privacy italiano ha dedicato ai pericoli connessi all’utilizzo dei social network la giornata europea sulla protezione dei dati personali ed ha pubblicato un opuscolo informativo “Social network: attenzione agli effetti collaterali” per sensibilizzare gli utenti.
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Come tutela la normativa europea?
Analizziamo come si pone la normativa in materia di tutela dei dati personali rispetto al fenomeno dei social network. La normativa europea in materia di dati personali stabilisce che la tutela dei dati non debba essere considerata come ostacolo alla circolazione delle informazioni, ma come una delle regole utili ad un miglior funzionamento del sistema.
In Italia la Privacy, disciplinata dal d.lgs. n. 193/2003, stabilisce all’articolo 1 che chiunque ha diritto al trattamento dei propri dati personali.
Per garantire tale tutela, il Codice prevede una serie di strumenti volti a garantire da un lato la correttezza del trattamento e dall’altro la possibilità di intervento dell’interessato. Colui che utilizza i dati personali di un soggetto, è tenuto a rilasciare un’informativa per illustrare le finalità e le modalità del trattamento dei dati, così come disciplinato dall’art. 13 del Codice che descrive con estrema precisione gli elementi che questa dichiarazione deve avere.
Al soggetto che conferisce i dati, definito dall’art. 4 del Codice come “interessato”, sono riconosciuti tutta una serie di diritti che gli consentono di verificare la correttezza del trattamento ed in alcuni casi il potere di revocare il proprio consenso al trattamento, nelle modalità descritta dall’art. 7 Codice della Privacy.
Ma sul web, funziona?
Il procedimento descritto, trova una difficile attuazione nella rete di Internet, soprattutto con riguardo alle forme di controllo.
In un contesto come quello dei social network, nel momento in cui mi iscrivo ed inserisco le informazioni personali nel mio profilo, queste non solo sono visibili da tutta la comunità, ma il proprietario del social network può perdere qualsiasi controllo dei flussi di quelle informazioni tra i membri della piattaforma.
Nel web chiunque può prelevare, replicare e riutilizzare le informazioni pubblicate, di conseguenza nel momento in cui i dati anagrafici, quanto le foto personali, i video e tutto quanto è pubblicato, possono essere prelevati dagli utenti Internet, il potere di controllo dell’interessato viene sostanzialmente svuotato.
Inoltre è possibile coinvolgere soggetti terzi completamente ignari, così ogni giorno molte persone, persino tra coloro che non hanno mai utilizzato un computer o un social network, sono iscritti su Facebook senza saperlo.
Se non innalziamo le tutele della Privacy, o quanto meno personalizziamo le impostazioni di Privacy del social network per ottenere un profilo più sicuro ed esente da controlli di utenti che non appartengono alla nostra rete sociale, corriamo il pericolo di creare dei veri e propri mercati paralleli di informazioni virtuali, dove alcuni soggetti abbiano informazioni relative a milioni di persone.
La Privacy nei siti di condivisione video
I social network rappresentano solo uno dei molteplici volti del Web 2.0. La rete consente agli utenti di utilizzare altre applicazioni per far circolare dati ed informazioni personali su Internet.
YouTube è probabilmente il servizio di video sharing più conosciuto e che ha un’invasività della Privacy spesso sottovalutata.
Questo sito offre l’occorrente necessario per pubblicare in rete dei filmati consentendo agli utenti di diventare registi amatoriali. Gli utenti che accedono ad un filmato possono inserire commenti su esso, esprimere le proprie valutazioni. Possono anche segnalare video sconvenienti ed illegali, sollecitandone la rimozione. Pertanto gli utenti contribuiscono a YouTube non solo caricando filmati, ma anche pubblicando le proprie riflessioni, opinioni, impressioni sui filmati, che sono messe a disposizione di tutto gli utenti del sistema.
Le raccolte di materiali on-line hanno ingenerato due ordini di problemi: il primo relativo alla tutela del diritto d’autore ed il secondo relativo alla protezione dei dati personali.
Il problema del diritto d’autore si verifica dalla pubblicazione on-line di contenuti protetti senza il consenso del titolare dei diritti. Il problema della protezione dei dati personali muove in due direzioni: da un lato si tratta di un trattamento non autorizzato o comunque illegale dei dati concernenti le persone che hanno caricato i filmati on-line o li hanno visualizzati, dall’altro si tratta del trattamento dei dati afferenti alle persone raffigurate nel filmato.