Equo compenso per avvocati: come funziona con la nuova normativa 2017?


Il 7 agosto 2017 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il DDL sull’equo compenso per la categoria degli avvocati. Cosa dovrebbe cambiare tutto questo nella tua professione?

Il 7 agosto 2017 è stato approvato dal Consiglio dei Ministri il DDL sull’equo compenso per la categoria degli avvocati. I lavori proseguono ancora nella Commissione Giustizia della Camera, in modo da accelerare il processo di conversione in legge.

Cosa dovrebbe cambiare tutto questo nella tua professione? Bene, se vuoi farti un’idea pensa a tutte quelle volte che ti sei trovato a relazionarti con dei clienti, diciamo, molto importanti. Quando hai lavorato per loro sei stato attento affinché fosse tutto esattamente come ti avevano chiesto. Ogni mossa, ogni strategia doveva essere ben ponderata perché, intendiamoci, il cliente di un “certo tipo” non deve essere solo soddisfatto del tuo lavoro, deve davvero credere che quella che tu gli hai proposto sia l’unica soluzione possibile. Questo tipo di cliente, delle volte, finisce per imporre all’avvocato le sue esigenze, e la conseguenza è che non lavori bene, o che lavori tanto e non vieni pagato in proporzione all’impegno e alla fatica.

Sulla base di queste necessità per la categoria degli avvocati è stato proposto il disegno di legge sull’equo compenso, disegno di legge che quando sarà diventato legge, cambierà diverse cose nella tua professione.

Disegno di legge sull’equo compenso, perché è importante

Fortemente voluto dalla categoria forense, questo DDL mira a salvaguardare gli avvocati che spesso devono sottostare a quelle che sono le richieste – a volte anche non esattamente lecite - di quelli che sono definiti clienti forti, come imprese bancarie e assicurative, ma anche altre tipologie come grosse e potenti società che dettano le condizioni contrattuali per gli incarichi affidati ai propri legali di fiducia.

Spesso, infatti, i contratti si contraddistinguono per clausole di natura vessatoria che determinano uno squilibrio a favore del cliente e un conseguente compenso non equo per il professionista legale. Facciamo un esempio che ti chiarisce il punto della questione. Immagina una grossa azienda come la Microsoft, IBM, Apple, Google ecc. Pensa a quante situazioni complesse e articolate debbano affrontare i legali di queste aziende, tra questioni di carattere contrattuale, commerciale, pubblicitario e così via. I legali di queste grosse aziende devono per lo più operare seguendo quelle che sono le volontà aziendali e questo porta a dover cercare strade che non sempre sono quelle più luminose e larghe.

L’avvocato non è più un libero professionista ma diventa quasi una sorta di dipendente dell’azienda, almeno dal punto di vista pratico se non da quello formale.

L’aspetto economico: l’equo compenso avvocati 2017

equo compenso economico

Un altro aspetto fondamentale di questo DDL è quello di tutelare l’equità dei compensi, evitando una concorrenza sleale tra le figure legali. Questo tipo di salvaguardia vuole impedire che la competitività porti ad una svalutazione degli incarichi, con offerte al ribasso pur di accaparrarsi il cliente. Partiamo da un argomento che già conosci. Il numero di avvocati è aumentato e di conseguenza anche la competitività. Sai perfettamente che per mantenere un fatturato dignitoso devi lavorare meglio dei tuoi concorrenti, ma quando le tariffe vengono spostate verso il basso c’è poco da competere, devi combattere contro dei mulini a vento che oggi si chiamano tasse e crisi.

Il ritorno alle tariffe, però, è già stato escluso in quanto contrasta con la natura stessa della libera professione, per cui ogni servizio ha un costo dettato da diversi fattori come il mercato, la qualità del servizio stesso, l’esperienza e le competenze del professionista, come dalla tipologia di servizio richiesta. Il DDL vuole impedire condotte di abuso contrattuale, definendo l'equo compenso e sanzionando con la nullità le clausole vessatorie inserite nelle convenzioni contrattuali.

Testo del DDL equo compenso: cosa dice il disegno di legge

L’art. 1 del Disegno di Legge recita: "Tutela l'equità del compenso degli avvocati iscritti all'albo nei rapporti professionali regolati da convenzioni aventi ad oggetto lo svolgimento, anche in forma associata, delle attività di cui all'articolo 2, commi 5 e 6, primo periodo, della legge 31 dicembre 2012, n. 247, in favore di imprese bancarie e assicurative, nonché di imprese non rientranti nelle categorie delle microimprese o delle piccole o medie imprese (PMI) come definite nella raccomandazione 2003/361/CE della Commissione europea".

Inoltre si definisce "equo il compenso determinato nelle convenzioni di cui al comma 1 quando risulta proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, nonché al contenuto e alle caratteristiche della prestazione legale, tenuto conto dei parametri previsti dal decreto del Ministro della giustizia adottato ai sensi dell'articolo 13, comma 6, della legge 31 dicembre 2012, n. 247".

Si cerca, quindi, di dare valore alla qualità della prestazione professionale, slegandola, o quanto meno rendendola meno influenzabile dall’andamento del mercato forense che finora aveva dettato le regole, provocando una concorrenza anche sleale che aveva sancito un progressivo ribasso delle tariffe degli avvocati.

Il principio di nullità delle pratiche vessatorie

equo compenso per avvocati

L’art. 2 del DDL definisce vessatorie quelle clausole che portano ad uno squilibrio che va a discapito dell’avvocato. Viene stilato un vero e proprio elenco delle clausole vessatorie in assenza di una specifica trattativa, mentre vi sono altre clausole che sono considerate vessatorie a prescindere dalla trattativa, come ad esempio quelle che danno al cliente la possibilità di modificare le condizioni contrattuali unilateralmente o anche di pretendere prestazioni addizionali in forma totalmente gratuita.

Altre clausole considerate vessatorie (a meno che non siano state oggetto di trattativa) sono ad esempio quelle che danno al cliente la facoltà di rifiutare la stipulazione in forma scritta degli elementi essenziali del contratto, o nell’anticipazione da parte dell’avvocato delle spese della controversia, o ancora quelle che impongono all’avvocato la rinuncia al rimborso spese.

Per tutte queste, e altre, clausole viene applicato il principio di nullità, cioè non sono considerate valide ai fini contrattuali, in quanto ledono l’equilibrio tra cliente e professionista. Può esserci un’applicazione parziale, cioè indirizzata ad una sola clausola, oppure coprire tutto il contratto nel quale è stata inserita la clausola.

Sarà il giudice a stabilire la non equità del compenso stabilito nel contratto, quindi la determinazione della nullità e della vessatorietà delle clausole inserite, determinando il compenso in base ai criteri stabiliti dalla legge.

Reazioni al DDL

Il Disegno di Legge sull’equo compenso ha suscitato molti pareri favorevoli, primo fra tutti quello del Consiglio Nazionale Forense che, tramite il Presidente Andrea Mascherin ha elogiato il provvedimento che, dice “avrà ripercussioni economiche, soprattutto per i giovani, e che potrà segnare un cambiamento culturale contro il ricatto economico che toglie dignità al lavoro e si traduce in clausole vessatorie". E aggiunge anche che questo DDL “rappresenta un passaggio importante non solo per gli avvocati italiani ma per l'intera cultura del lavoro e dei diritti del lavoro […] potrebbe segnare il superamento della cultura imperante in questi anni, dominata dall'idea di un mercato senza regole governato dalla finanza e dalla economia forte, basato sulla concorrenza al ribasso e sull'impoverimento anche delle libere professioni e del ceto medio.”

Ora i lavori per il DDL sono passati e proseguono alla Commissione Giustizia della Camera, dove si svolgono le discussioni per poterlo convertire in Legge. Sono più di 60 gli emendamenti presentati che vertono sulla nozione di clausole vessatorie e sulla determinazione dell’equo compenso.

Equo compenso e competitività

L’equo compenso sicuramente è una forma di tutela che ti consentirà di esercitare la tua professione senza essere, appunto, vessato dai clienti forti. Ma questo non basta. Devi poter contare anche su una certa competitività sul mercato. Ora, i tuoi colleghi sono sempre in aumento, per cui il problema che devi porti è “come faccio a rendere più con minore fatica”, cioè a essere ancora più competitivo? Sicuramente imparando a utilizzare le tecnologie applicate alla professione, per esempio utilizzando un gestionale per studi legali che ti permette di avere tutto il lavoro organizzato e di evitare perdite di tempo e dispendio di risorse.

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