Class action in italia. Esiste?


La class action può essere definita l'azione di classe, in Italia è stata normata dall'articolo 140 bis del Codice del Consumo ed è entrata in vigore il primo gennaio del 2010

Si sente spesso parlare di class action ma di cosa si tratta ed è una procedura realmente esistente in Italia?

La class action: dagli Stati Uniti in Italia

La class action: dagli Stati Uniti in Italia

Sicuramente da giovane studente e poi avvocato ne hai sentito parlare in tanti libri, film, telefilm ed è sempre stato un po' il sogno di tutti gli avvocati: difendere i diritti dei deboli davanti ai colossi.

La class action del diritto americano è però diversa rispetto a quella che è poi entrata nell'ordinamento italiano.

Negli Stati Uniti è prevista la possibilità di agire anche senza un rapporto contrattuale con l'impresa, proprio da questa opportunità nascono le azioni contro le multinazionali, inoltre prevede una forma di risarcimento punitivo, quindi con la possibilità di ottenere grosse somme di denaro. Non si è configurata nello stesso modo nel diritto italiano.

Ecco le caratteristiche base.

La class action può essere definita l'azione di classe, in Italia è stata normata dall'articolo 140 bis del Codice del Consumo ed è entrata in vigore il primo gennaio del 2010.

La procedura è stata importata dagli Stati Uniti dove la class action ha un notevole successo, ma in Italia non si può dire altrettanto. Per capire bene i motivi di questo scarso accesso alla procedura è bene iniziare dalla descrizione della stessa.

L'ingresso in Italia della class action era in realtà molto richiesto in quanto spesso i soggetti danneggiati da imprese tendevano a non agire in giudizio perché l'entità del danno non era di particolare rilevanza e il rischio di soccombere e dover pagare le spese di giudizio elevate.

Insomma il gioco non valeva la candela e di conseguenza si rinunciava, molto diverso se un unico tribunale in un unico giudizio aveva la possibilità di occuparsi della questione. Viene così introdotta la riforma, ma con molti limiti.

La class action in Italia può essere azionata solo in casi determinati:

1) Lesione di diritti contrattuali aventi come controparte una sola impresa, ad esempio è possibile agire contro il fornitore di energia elettrica che abbia modificato unilateralmente le condizioni contrattuali ai suoi clienti, in questo caso i clienti possono agire contro il fornitore del servizio.

2) Si può inoltre agire nel caso di diritti identici riconosciuti ai consumatori finali che sono stati lesi, ad esempio se è stato venduto un lotto di elettrodomestici difettosi.

3) Infine, è possibile agire tramite una class action nel caso di diritti identici che sono risultati lesi da pratiche commerciali scorrette o comportamenti anticoncorrenziali, ad esempio nel caso di pubblicità ingannevole.

Emerge quindi che la class action è limitata ai casi in cui le parti siano consumatori ed imprese.

Non vi è ad esempio la possibilità di agire contro la società X che ha inquinato sversando residui chimici in acque e nella stessa zona vi sono stati, in seguito a tali sversamenti, morti riconducibili a tale comportamento.

In questo caso anche ipotizzando un danno, non vi era rapporto contrattuale.

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Class action: come procedere?

Il motivo per cui la class action in Italia ha avuto poco successo al punto che molti neanche sanno della sua esistenza e gli avvocati sono restii ad intraprendere questa strada, sono i possibili costi che deve sostenere chi intraprende l'azione.

La prima cosa da fare è individuare il giudice a cui rivolgersi, solitamente è quello del capoluogo della regione in cui si trova la sede dell'impresa verso cui agire.

Il processo viene solitamente avviato da un singolo consumatore che conferisce il mandato di agire a un'associazione di consumatori o un comitato.

Il primo scoglio è importante è l'esame di ammissibilità dell'azione che prevede per il giudice l'obbligo di valutare se sussistono le condizioni per una class action. Lo scoglio più difficile da superare è quella dell'identicità di posizione di tutte le parti.

Il tribunale può dichiarare inammissibile la domanda anche nel caso in cui ritenga che il proponente non sia in grado di rappresentare gli interessi di classe.

Ciò che rende la class action poco richiesta è il fatto che, nel caso di inammissibilità, al proponente tocca affrontare anche le spese necessarie per dare pubblicità della decisione presa da tribunale, questo perché la proposizione della class action potenzialmente danneggia l'impresa.

Non solo, se anche il tribunale dichiara l'ammissibilità del'azione proposta, spetta sempre al proponente sostenere le spese per dare pubblicità dell'azione intentata in modo che altre persone danneggiate possano unirsi all'azione.

A questo punto il tribunale fissa anche il termine, di solito 120 giorni, entro il quale le parti possono aderire attraverso il deposito di un atto di adesione alla cancelleria del tribunale. Per l'adesione non è necessaria la nomina di un difensore. Da questo momento il processo si svolge con le normali procedure.

La riforma della class action

La riforma della class action

Allo stato degli atti finora sono state proposte decine di class action che purtroppo sono state ritenute inammissibili. Le poche volte in cui si è riusciti a portare a termine la procedura i risarcimenti sono stati molto bassi. Novità potrebbero però arrivare nei prossimi mesi, infatti c'è una proposta di riforma della class action.

La stessa è stata già approvata alla Camera e deve ora passare in Senato. Ecco le principali novità che potrebbero ridare vita alla class action facendola somigliare di più all'omonima procedura statunitense.

In primo luogo la procedura ora contenuta nel Codice dei Consumatori in seguito alla riforma passerebbe nel Codice di Procedura Civile, in questo modo viene anche allargata la platea dei soggetti che potrebbero aderire alla class action.

Infatti l'obiettivo è far in modo che possano ricorrere a questa forma di tutela non semplicemente i contraenti, ma anche altri soggetti lesi dal comportamento delle imprese. In questo modo potrebbe configurarsi l'ipotesi di una tutela dei diritti collettivi, ad esempio il diritto alla salubrità dell'ambiente.

L'altra grande novità è rappresentata dal fatto che le adesioni alla class action in base all'impianto previsto dalla normativa sarebbero ammissibili anche dopo la sentenza di merito. Nella riforma per i rappresentanti legali è prevista la quota lite, cioè la possibilità di avere compensi in base all'ammontare dei risarcimenti.

Il disegno di legge approvato dalla camera prevede anche che nel caso in cui l'azione sia dichiarata ammissibile debba esserne data idonea pubblicità attraverso la pubblicazione della notizia su un apposito portale web del ministero della Giustizia, in questo modo le persone potranno avere conoscenza dell'azione e di conseguenza aderire.

Questa novità potrebbe essere particolarmente favorevole ai propositori della class action che non saranno obbligati a sostenere le spese per la diffusione della notizia.

Infine, un altro punto molto discusso perché gli industriali sono poco favorevoli è la retroattività che dovrebbe avere questa legge.

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Come gestire una class action

In attesa delle novità legislative, che non è detto siano approvate, non ti resta che provare a portare avanti delle class action con la procedura in vigore attualmente.

Se sei un avvocato e stai gestendo una class action il modo migliore per tenere sotto controllo le adesioni e dare adeguata pubblicità delle procedure in atto è un software di ultima generazione.

Questo deve consentirti non semplicemente di compiere gli atti per i quali è prevista obbligatoriamente la procedura telematica, ma deve offrirti l'opportunità di andare oltre e gestire in modo semplice il rapporto con i vari aderenti.

L'ingresso nell'ordinamento del processo telematico ha rappresentato per gli avvocati più giovani e quindi abituati all'uso delle nuove tecnologie un passo importante perché ha consentito di ridurre notevolmente i tempi morti derivanti dal dover fare la fila, recarsi quasi quotidianamente in cancelleria per il deposito e il prelievo di atti.

Ha però richiesto anche l'aggiornamento del proprio sistema di lavoro in quanto per poter accedere al servizio Polisweb, l'unico che consente di interfacciarsi con il tribunale per compiere i diversi atti, occorre non semplicemente avere un computer, ma anche avere un applicativo per poter operare.

Legaldesk è un software che consente l'accesso agli atti del processo telematico tramite un sistema di identificazione sicuro.

Non solo, perché ha delle funzioni ulteriori rispetto alle minime previste dalla legge. Permette di gestire un'agenda dei propri impegni e quindi di tenere sotto controllo gli appuntamenti con coloro che aderiscono alla class action e controllare appuntamenti udienze, termini di scadenza per l'adesione alla procedura.

La rubrica invece consente di avere a portata di mano i recapiti dei soggetti aderenti e di conseguenza notificare loro tutte le notizie anche attraverso la posta elettronica e con e-mail di gruppo. In questo modo tutto diventa più semplice e veloce.

Legaldesk consente anche di realizzare preventivi e fatture e, viste le identiche posizioni delle parti, si riuscirà in modo semplice a gestire anche la parte burocratica che spesso risulta più impegnativa quando le parti in causa sono numerose.

Proprio per questo è stato calcolato che Legaldesk riesce ogni giorno a far risparmiare ai professionisti fino a 3 ore di lavoro.

Matteo Migliore - Fondatore di LEGALDESK

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