Quando un cliente ti chiede una consulenza, la prima cosa che fai è ascoltare la sua storia, sentire tutti quelli che sono i suoi punti di vista e cercare di consigliarlo per il meglio. E il meglio non sempre è entrare subito in conflitto aperto con la controparte, qualsiasi essa sia.
Ti è mai capitato invece di avere un cliente che, chiaramente per rabbia, volesse fare la guerra al mondo intero? Ecco, in quel caso la gestione della situazione può richiedere tutta la tua abilità, perché il caso ti può portare via molte risorse.
Un buon avvocato è prima di tutto un buon mediatore
Un buon avvocato è prima di tutto un buon mediatore e non dovrebbe mai, per deontologia, optare per la causa a tutti i costi se invece vi sono i presupposti per una conciliazione stragiudiziale.
Quanto accaduto a un noto avvocato di Milano può essere molto interessante da valutare. Anche lui, come te, è sempre stato un professionista molto moderato e attento all’aspetto etico della sua professione. Ma cosa è successo quindi al libero professionista? Ebbene, una mattina si presentò nel suo studio un cliente. Al telefono aveva appena accennato alla sua situazione e quel giorno avrebbero dovuto discutere tutto il caso nel dettaglio in modo da verificare le possibili azioni da intraprendere.
Il cliente fu accolto nell’elegante salotto del professionista, si accomodò e su invito dell’avvocato iniziò a esporre il suo problema. Erano le 11:34 e alle 12:40 l’avvocato avrebbe dovuto raggiungere la Cancelleria per controllare delle pratiche inerenti un’altra causa. Il cliente iniziò a raccontare. Il fatto era tutto sommato abbastanza semplice, una causa di insoluto. Le parole uscivano dalla bocca dell’uomo come un fiume in piena. A momenti diventava rosso in viso e le vene del collo si gonfiavano. L’avvocato, come tutti i professionisti, ovviamente era abituato a dover gestire la rabbia e la frustrazione dei propri clienti, esattamente come farebbe un bravo psicologo, tuttavia, in quel momento si sentiva davvero fuori luogo perché aveva il tempo contato.
Il livore di quell’uomo era un qualcosa di davvero fastidioso. Voleva fare subito causa e dare una lezione al nipote. Sì perché l’altro protagonista della vicenda era il giovane nipote, a detta dell’uomo infido e subdolo. Il ragazzo, infatti, viveva in affitto in uno degli appartamenti dello zio, al quale pagava un canone diciamo di favore. Questo fino a sei mesi prima, quando all’improvviso il giovane aveva interrotto il pagamento. L’uomo raccontò che più volte lo aveva sollecitato, chiedendo anche di spiegargli le motivazioni del mancato pagamento, se per caso avesse difficoltà economiche o qualsiasi altro fosse l’impedimento.
Non fare causa delle volte è la scelta giusta

Il giovane nipote, però, continuò a non pagare, senza dare ulteriori spiegazioni. L’uomo più volte continuò a sollecitarlo fino a voler chiedere lo sfratto del ragazzo. Per questo si era recato dall’avvocato, per intraprendere un’azione legale. Ma quell’uomo era davvero arrabbiato, al punto che a tratti non ragionava lucidamente. Intanto si erano fatte già le 12:15, ancora pochi minuti e avrebbe dovuto dare un nuovo appuntamento all’uomo, altrimenti con il solito traffico del centro non sarebbe riuscito a raggiungere la Cancelleria in tempo utile.
Tuttavia gli dispiaceva non dare almeno una breve consulenza. L’avvocato prese appunti e ascoltò lo sfogo dell’uomo. Certo, i presupposti per fare causa c’erano tutti, ma davvero era quella l’unica soluzione possibile? L’avvocato provò a esaminare la situazione con l’uomo, cercando di prendere in esame diversi aspetti, ma questi non voleva assolutamente accettare compromessi: il ragazzo doveva andare via dalla casa e poco importava che fosse suo nipote. Quando capitano queste situazioni ci vuole davvero molto equilibrio e molta calma, ecco perché tante volte un bravo avvocato è anche un po’ psicologo, perché ascolta e riesce a dare una prospettiva diversa al cliente, prospettiva che nella maggior parte dei casi si rivela essere la visione giusta delle cose.
La mediazione, la ragione oltre il rancore
Purtroppo in molti casi si tratta di far capire al cliente che la rabbia e il rancore verso la controparte non portano a nulla di buono. Bisogna concentrarsi allora sulla comunicazione efficace e cercare di far comprendere che vi possono esser anche altre soluzioni meno invasive sia per il cliente che per la controparte, perché, siamo onesti, una causa dovrebbe sempre essere l’ultima scelta, quando ormai si è certi che non vi siano possibilità di comunicazione e di confronto tra le due parti.
Il caso che abbiamo raccontato si è concluso bene, grazie alla pazienza e alla professionalità dell’avvocato. Dopo quella mattina di consulenza, mattina nella quale, come si sarà già capito, l’avvocato non riuscì ad andare in Tribunale, il cliente tornò diverse altre volte. In ogni appuntamento l’avvocato cercò di sviscerare sempre di più il sentimento di livore: in pratica non era tanto la perdita economica ad aver convinto l’uomo a mandare via il nipote da casa, quanto l’affronto e quella che secondo lui era stata una grave mancanza di rispetto nei suoi confronti.
L’avvocato dovette ascoltare pazientemente lo sfogo dell’uomo e decostruire tutte le sue convinzioni, mettendo tassello dopo tassello una base per una conciliazione pacifica. Infatti andò a finire così. Convocate entrambe le parti nello studio, l’avvocato riuscì a creare un canale di comunicazione tra i due, mediando tra le parti in modo da raggiungere una soluzione che andasse bene per tutti. Il ragazzo si scusò con lo zio e si impegnò a pagare piano piano le quote dell’affitto mancate, lo zio, rincuorato e visibilmente meno teso, consentì al giovane di restare nell’appartamento.
Un lavoro di grande abilità
Convincere un cliente che si trova già sul piede di guerra a optare per una soluzione pacifica non è sempre una cosa semplice, al contrario, ci vuole una grande abilità comunicativa da parte dell’avvocato e tantissima professionalità, dato che a fare una causa ci si guadagna di più, ma eticamente il risultato non è lo stesso.
Purtroppo però riuscire a mediare significa anche un grande dispendio di tempo e tu rischi di non riuscire a portare avanti tutto il lavoro dello studio. Nel caso che abbiamo raccontato, l’avvocato non è riuscito ad andare in tempo alla Cancelleria per consultare le pratiche, quindi ha dovuto perdere dell’altro tempo nei giorni successivi per farlo, procrastinando tutta una serie di impegni che hanno finito per accavallarsi. Ovviamente se ci si organizza bene il lavoro, si può ridurre notevolmente la probabilità che accada un contrattempo, come un appuntamento che si protrae. Con LEGALDESK, per esempio, puoi evitare di consultare le pratiche in Cancelleria perché puoi accedere al polisweb, o anche organizzarti tutti gli appuntamenti con un’agenda elettronica che puoi visualizzare da qualsiasi device.
Insomma, alla fine si tratta di trovare il modo per organizzare al meglio la tua giornata di lavoro, considerando che un appuntamento può portarti via più tempo del previsto. Prova la demo di LEGALDESK e inizia subito a risparmiare tempo che potrai dedicare alle tue consulenze e agli appuntamenti in studio.